razionalismo
Corrente progettuale dell’architettura sviluppatasi in Europa a partire del primo ventennio del Novecento. Nato come il tentativo di tradurre e applicare alla realtà l’utopia della ragione come principio d’ordine, più che un’istanza di cambiamento, il razionalismo fu il tentativo di dare risposte positive alle richieste di rinnovamento estetico emerse dallo sviluppo della società industriale. Si caratterizzò per l’eliminazione degli apparati decorativi, la semplificazione delle forme a volumi puri, l’utilizzo di colori fondamentali (soprattutto il bianco) e l’uso di materiali economici come il cemento armato, il vetro e l’acciaio. Con il tempo, dalla ricerca dell’ottimizzazione di alcune funzioni, come quella dell’abitare, il movimento si tradusse in sostanza in un’amplificazione dell’estetica tecnica, costruttiva e strutturale. Non per nulla, uno dei dettami del razionalismo architettonico fu l’indifferenza alla localizzazione dell’edificio (ma non al suo orientamento), che portò a un’omologazione su scala internazionale dell’architettura. Fu principalmente come antitesi a questo assunto teorico che si qualificò la corrente novecentesca dell’architettura organica, nata dalle costole del razionalismo ma sviluppatasi sulla base di principi diversi, volti a una funzionale integrazione della realtà costruttiva con l’ambiente naturale e umano. Dal punto di vista delle realizzazioni, il razionalismo conobbe una verifica a livello europeo con la costruzione del quartiere Weissenhof a Stoccarda nel 1927. Qui i maggiori architetti dell’epoca (tra gli altri Mies van der Rohe, Le Corbusier, Walter Gropius, Peter Behrens e Hans Scharoun) progettarono una serie di case applicando per la prima volta i principi del razionalismo a questa tipologia abitativa. Tra gli altri esponenti di quest’impostazione estetica e teorica, che darà linfa fuori d’Italia al cosiddetto Stile Internazionale, vi furono Adolf Loos e Tony Garnier. In Italia il razionalismo giunse attraverso la rilettura che il Gruppo 7 (formato, tra gli altri, da Giuseppe Terragni, Luigi Figini, Gino Pollini e Adalberto Libera) e il MIAR (Movimento italiano per l’architettura razionale) diedero delle opere di Gropius e di Le Corbusier. Grande importanza per la diffusione in Italia del razionalismo ebbero anche critici come Giuseppe Pagano Pogatschnig ed Edoardo Persico. Veicolo del razionalismo furono inoltre i CIAM (Congressi internazionali di architettura moderna), tenutisi a partire dal 1928. Tra gli altri interpreti di maggior spicco del razionalismo architettonico italiano si ricordano Pietro Lingeri, lo studio BBPR, Ignazio Gardella e Marcello Nizzoli.
modernismo
con il termine modernismo o liberty si definiscono un insieme di stili architettonici con caratteristiche analoghe, che sorsero intorno agli inizi del Novecento in Europa, in coincidenza con l'Art Nouveau. In questi anni, un numero consistente di architetti di tutto il mondo iniziarono a sviluppare nuove soluzioni architettoniche per integrare tradizioni consolidate (come per esempio il gotico) con nuove possibilità tecnologiche. I lavori di Louis Sullivan a Chicago, Victor Horta a Bruxelles, Antoni Gaudi a Barcellona, Otto Wagner a Vienna e Charles Rennie Mackintosh a Glasgow, tra molti altri, possono essere considerati contrasti tra vecchio e nuovo
funzinalismo
Corrente progettuale sviluppatasi a cavallo tra XIX e XX secolo, che propugnava un'architettura in cui la decorazione e l’aspetto estetico fossero secondari rispetto alla rispondenza a criteri di funzionalità e praticità. In quanto impostazione teorica di carattere generale, non si trattava di un’assoluta novità, dal momento che fin dall’antichità la destinazione, e quindi la funzione, delle opere architettoniche hanno sempre rappresentato un valore primario da perseguire. Tuttavia, fu con lo sviluppo tecnologico dell’era industriale che si impose la necessità e la facoltà di scegliere il valore da attribuire alla funzione in rapporto alla qualità estetica, dato che i moderni metodi costruttivi consentivano un’inedita libertà di combinazioni e soluzioni strutturali.
L’atteggiamento funzionalista si tradusse in un manifesto ribaltamento di una delle regole più consolidate del fare architettonico: la struttura, l’ossatura degli edifici non venne più nascosta, o subordinata alla forma, ai criteri del bell'apparire, bensì fu rivelata, resa evidente, affinché esprimesse chiaramente la propria funzione. E tutto ciò non nell’intento di proporre scandalosamente il brutto, ma a partire dalla convinzione che esista una bellezza intrinseca nella praticità, nell’accordo dell’opera con i bisogni primari (abitativi, di svago, di lavoro ecc.) dell’uomo e della collettività. Tra i maggiori fautori del funzionalismo furono molti esponenti del Movimento Moderno, in primo luogo Frank Lloyd Wright, al quale si deve la celebre enunciazione programmatica 'la forma viene dopo la funzione' (1901), e Le Corbusier, che definì la casa una